giovedì 30 dicembre 2010
Buon Anno!
Buon Anno di cuore
a chi si accontenta di quello che ha
a chi non è invidioso della felicità degli altri
a chi pensa che dare sia meglio che ricevere
a chi ogni giorno cerca di avere un gesto, una parola, per gli altri
a chi non volta la faccia dall'altra parte
a chi cerca di non gridare
a chi non è egoista
a chi pensa che, a volte, basta poco per cambiare le cose
a chi cerca di cambiarle
a chi è convinto che l'unione fa la forza
a chi sa che al cuore non si comanda
a chi combatte ogni giorno una piccola o grande battaglia
a chi non si arrende
a chi crede che i fatti, l'esempio, siano più importanti delle parole
a tutte quelle persone, insomma, che vorrebbero un mondo migliore e si impegnano un po' per averlo, per ottenerlo almeno per i propri figli!
Ma anche a tutti gli altri. Altrimenti come fa il mondo a migliorare?
mercoledì 29 dicembre 2010
venerdì 24 dicembre 2010
mercoledì 22 dicembre 2010
sabato 18 dicembre 2010
giovedì 16 dicembre 2010
Mi piace & mi piace
qui
Devo fare una confessione: mi piace molto la e commerciale.
Credevo fosse poca cosa, una semplice lettera e invece ha un nome importante, altisonante (ampersand) e origini molto antiche (*)
Credo che la mia passione abbia origini lontane: ero una bambina ed abitavo vicino ad una piccola fabbrica.
Noi bambini vedevamo i dipendenti uscire verso sera, dopo il suono della sirena. Non sapevamo cosa ci facessero in quell'edificio dai grandi finestroni fino a quando, un giorno, un operaio più socievole degli altri, aprì una finestra che dava sulla strada sulla quale noi stazionavamo con le nostre biciclette e gettò fuori una manciata di ... caratteri tipografici.
Bellissimi, sui cubetti di legno irregolare e un po' ruvido.
Sicuramente erano degli scarti, ma io me ne innamorai subito.
Nella piccola lotta per accaparrarceli, a me toccarono un punto esclamativo e ... una e commerciale.
Che meraviglia, li ho conservati per anni.
Erano bellissimi: ora mi capita di vedere su Etsy qualcuno che vende caratteri vintage e mi trattengo dall'ordinarli.
Forse perchè fino ad oggi non ne ho mai trovato una bella com'era la mia.
E poi, il fascino della lettera strana, del segno da tracciare senza staccare la matita, un po' come la chiave di violino o la stellina a cinque punte.
Ancora adesso provo un piccolo brivido a tracciarla.
Cuori & nastri, appunto ... Non è un caso, sicuramente.
E se non si è neppure più liberi di avere le proprie passioni, per quanto particolari siano, in che mondo viviamo?
qui
(*) L'ampersand (&), chiamata in italiano "e commerciale", è un simbolo che rappresenta la congiunzione "e", diffuso prevalentemente in ambito anglosassone col valore di "and". Il carattere è una legatura delle lettere del latino et.
L'ampersand apparve spesso come una lettera a sé stante alla fine dell'alfabeto latino, come per esempio nella lista di Byrhtferð del 1011. Si pensa che il nome ampersand risalga al XIX secolo, quando in Gran Bretagna si considerava l'ultima lettera dell'alfabeto (... X Y Z e &), e veniva chiamato con la corruzione della frase "and per se and", cioè "e [il simbolo che] di per sé [è] and".
Wikipedia
sabato 11 dicembre 2010
Delirio crochet
Quando è troppo è troppo!
Mi sono imbattuta in questo shop su Etsy.
Carino, ma mi sono immaginata la creatrice: una che trasforma tutto quello che tocca ... in crochet!
Un re Mida del filato!
Armata di lana, cotone e uncinetto, si guarda intorno, in preda ad una specie di delirio e trasforma, trasforma, creando anche gli schemi...
Pizze, dolci, animali, ma persino uno scooter, una bombola del gas, un veliero....
Oggetti un po' inusuali, per così dire ...
Ma dove si mette un veliero all'uncinetto?
Mi pare un po' troppo.
O no?
Sono io che non capisco?
Non capisco, ma mi adeguo?
Mi sono imbattuta in questo shop su Etsy.
Carino, ma mi sono immaginata la creatrice: una che trasforma tutto quello che tocca ... in crochet!
Un re Mida del filato!
Armata di lana, cotone e uncinetto, si guarda intorno, in preda ad una specie di delirio e trasforma, trasforma, creando anche gli schemi...
Pizze, dolci, animali, ma persino uno scooter, una bombola del gas, un veliero....
Oggetti un po' inusuali, per così dire ...
Ma dove si mette un veliero all'uncinetto?
Mi pare un po' troppo.
O no?
Sono io che non capisco?
Non capisco, ma mi adeguo?
domenica 5 dicembre 2010
Sola in casa
Un po' di raffreddore.
TV passata al digitale e, quindi, nebbia totale.
Quintali di lane e feltro da smaltire dopo acquisti compulsivi che risalgono a circa due anni fa.
Una tazza di the e i biscottini al cioccolato trovati qui
Che fare?
Una ghirlanda?
Perché no?
Eccola.
Foto come sempre penose, ma non ho tempo (e soprattutto pazienza) per sistemarle.
TV passata al digitale e, quindi, nebbia totale.
Quintali di lane e feltro da smaltire dopo acquisti compulsivi che risalgono a circa due anni fa.
Una tazza di the e i biscottini al cioccolato trovati qui
Che fare?
Una ghirlanda?
Perché no?
Eccola.
Foto come sempre penose, ma non ho tempo (e soprattutto pazienza) per sistemarle.
venerdì 3 dicembre 2010
Addobbi
Sempre alla ricerca di addobbi natalizi alternativi, non potevo non segnalare questo.
Molto suggestivo, scenografico, non c'è che dire.
Mi viene in mente solo qualche piccola, piccolissima, controindicazione, comunque assolutamente superabile con pochi astuti accorgimenti.
E' evidente che l'addobbo preclude per tutto il periodo natalizio l'utilizzo di un intero piano di casa.
A seconda della distribuzione delle stanze (pranzo giù, letto sù o viceversa) sarà necessario prevedere l'utilizzo di letti di fortuna, predisporre valigie con biancheria intima e abiti di ricambio, scatoloni di provviste e fornelletti da campo nel caso in cui il piano inaccessibile sia quello della cucina e così via...
Niente che non si possa fare, in conclusione.
Vantaggi evidenti: lo chic, mezza casa in meno da pulire, la possibilità di evitare che parenti acquisiti o no decidano di trascorrere da voi le vacanze di Natale causa mancanza di spazio ...
La scala ce l'ho, i parenti pure: quasi, quasi ..
qui
Molto suggestivo, scenografico, non c'è che dire.
Mi viene in mente solo qualche piccola, piccolissima, controindicazione, comunque assolutamente superabile con pochi astuti accorgimenti.
E' evidente che l'addobbo preclude per tutto il periodo natalizio l'utilizzo di un intero piano di casa.
A seconda della distribuzione delle stanze (pranzo giù, letto sù o viceversa) sarà necessario prevedere l'utilizzo di letti di fortuna, predisporre valigie con biancheria intima e abiti di ricambio, scatoloni di provviste e fornelletti da campo nel caso in cui il piano inaccessibile sia quello della cucina e così via...
Niente che non si possa fare, in conclusione.
Vantaggi evidenti: lo chic, mezza casa in meno da pulire, la possibilità di evitare che parenti acquisiti o no decidano di trascorrere da voi le vacanze di Natale causa mancanza di spazio ...
La scala ce l'ho, i parenti pure: quasi, quasi ..
qui
giovedì 2 dicembre 2010
Idee per la testa
Cappellini simpatici ed originali.
Bisogna solo capire fino a che età un bambino accetta di farsi mettere in testa ... un albero di natale.
Di solito sono molto "conformisti", i bambini.
su Etsy
martedì 30 novembre 2010
Sempre in difesa degli abeti
Altra idea creativa in tema di "bianco Natale" e di salvaguardia degli abeti.
da vedere qui, in una apoteosi di bianco.
oppure questo, da realizzare in raffinato raso color oro o con il feltro verde, magari in due tonalità diverse, per dare più movimento alla composizione.
Bellissimo, qui, anche con le indicazioni per realizzarlo
da vedere qui, in una apoteosi di bianco.
oppure questo, da realizzare in raffinato raso color oro o con il feltro verde, magari in due tonalità diverse, per dare più movimento alla composizione.
Bellissimo, qui, anche con le indicazioni per realizzarlo
domenica 28 novembre 2010
Sguardi inquietanti
Foto bellissime, soprattutto di cani.
Ma anche di altri animali, compresi certi un po' inquietanti.
E non parlo di quelli con le ali, ma di un certo sguardo... Vediamo se indovinate quale e poi mi dite chi vi ricorda.
by Tim Flach
mercoledì 24 novembre 2010
Lunga vita agli abeti
Sono sempre stata contraria all'albero di Natale vero.
Quand'ero piccola, indottrinata non so da quale anticipatore di tendenze (allora si usavano tranquillamente pellicce frutto del massacro di almeno cento piccoli visoncini o fochine e la natura si vedeva ancora come qualcosa da sfruttare invece che da salvaguardare) mi immaginavo i piccoli abeti addobbati con le palline colorate come figliolini dei grandi abeti visti in montagna e soffrivo per loro, separati dai loro cari e dal loro mondo, che morivano di tristezza ogni giorno perdendo a poco a poco tutti gli aghi (sarò anche stata una ecologista ante litteram, ma certo che facevo di tutto per rovinarmi la vita, fin da bambina ...).
Comunque, in casa mia non sono mai entrati abeti veri e nasce da questo la mia passione per gli alberi di Natale alternativi.
Questo mi piace, essenziale e di ispirazione colta, che non guasta.
Un solo problema, a volerlo riprodurre.
Le librerie a casa mia sono strapiene, traboccanti. Quindi dovrei, nell'ordine, acquistare una nuova libreria dalle dimensioni adatte, sacrificare un centinaio di libri per creare l'effetto semivuoto che serve per la composizione, scegliere accuratamente dimensioni e colore dei volumi, posizionarli ad arte, con quella finta noncuranza che è in realtà il frutto di studi attentissimi ...
Vabbé, molto bello, colto, originale, essenziale, ma quasi quasi penso ad una alternativa meno ... alternativa.
visto qui
Quand'ero piccola, indottrinata non so da quale anticipatore di tendenze (allora si usavano tranquillamente pellicce frutto del massacro di almeno cento piccoli visoncini o fochine e la natura si vedeva ancora come qualcosa da sfruttare invece che da salvaguardare) mi immaginavo i piccoli abeti addobbati con le palline colorate come figliolini dei grandi abeti visti in montagna e soffrivo per loro, separati dai loro cari e dal loro mondo, che morivano di tristezza ogni giorno perdendo a poco a poco tutti gli aghi (sarò anche stata una ecologista ante litteram, ma certo che facevo di tutto per rovinarmi la vita, fin da bambina ...).
Comunque, in casa mia non sono mai entrati abeti veri e nasce da questo la mia passione per gli alberi di Natale alternativi.
Questo mi piace, essenziale e di ispirazione colta, che non guasta.
Un solo problema, a volerlo riprodurre.
Le librerie a casa mia sono strapiene, traboccanti. Quindi dovrei, nell'ordine, acquistare una nuova libreria dalle dimensioni adatte, sacrificare un centinaio di libri per creare l'effetto semivuoto che serve per la composizione, scegliere accuratamente dimensioni e colore dei volumi, posizionarli ad arte, con quella finta noncuranza che è in realtà il frutto di studi attentissimi ...
Vabbé, molto bello, colto, originale, essenziale, ma quasi quasi penso ad una alternativa meno ... alternativa.
visto qui
lunedì 22 novembre 2010
L'arte dei pacchi
Ovvero tante piccole idee per impacchettare.
PACKAGING, per quelli che parlano bene. E anche tanti riferimenti a siti che vendono i materiali necessari (quelli giapponesi mi fanno impazzire!).
Da vedere QUI
Pacchettini così carini, confezionati con tanta cura, che si può anche fare a meno di metterci dentro il regalo.
Sarà questo il nuovo trend del mio Natale.
Solo contenitori e nessun contenuto.
Forma che prevale sulla sostanza.
Il particolare che supera l'insieme
Cura dell'involucro come metafora dell'impoverimento dei valori.
Non siamo forse tutti paguri alla ricerca della nostra conchiglia?
Beh, diciamo che ho poca voglia di pensare ai regali di Natale ...
Forse è meglio!
Per le amiche che amano usare i metalli segnalo questo raffinatissimo porta rotolo di spago.
Come non immaginarlo protagonista dei nostri angolini creativi, così ordinati, chic, minimalisti ...
PACKAGING, per quelli che parlano bene. E anche tanti riferimenti a siti che vendono i materiali necessari (quelli giapponesi mi fanno impazzire!).
Da vedere QUI
Pacchettini così carini, confezionati con tanta cura, che si può anche fare a meno di metterci dentro il regalo.
Sarà questo il nuovo trend del mio Natale.
Solo contenitori e nessun contenuto.
Forma che prevale sulla sostanza.
Il particolare che supera l'insieme
Cura dell'involucro come metafora dell'impoverimento dei valori.
Non siamo forse tutti paguri alla ricerca della nostra conchiglia?
Beh, diciamo che ho poca voglia di pensare ai regali di Natale ...
Forse è meglio!
Per le amiche che amano usare i metalli segnalo questo raffinatissimo porta rotolo di spago.
Come non immaginarlo protagonista dei nostri angolini creativi, così ordinati, chic, minimalisti ...
sabato 20 novembre 2010
Ho trovato un negozio
Bellissimo, stupendo, pieno di colori, di materiali.
Un vero regno incantato.
Un sogno.
Ha solo un piccolo difetto: è un po' fuori mano, non proprio comodissimo da raggiungere..
Si trova qui
Ma per avere quel gomitolo in quella particolare nuance di rosa antico che ho intravisto nell'ultimo scaffale a sinistra, si dovrà pur fare qualche sacrificio ...
O no?
Un vero regno incantato.
Un sogno.
Ha solo un piccolo difetto: è un po' fuori mano, non proprio comodissimo da raggiungere..
Si trova qui
Ma per avere quel gomitolo in quella particolare nuance di rosa antico che ho intravisto nell'ultimo scaffale a sinistra, si dovrà pur fare qualche sacrificio ...
O no?
giovedì 18 novembre 2010
Computer & computer
Lavoro tutto il giorno al computer.
Leggo e scrivo cose noiose, che raramente si potrebbero definire appassionanti.
E’ lavoro, mi dà da mangiare, qualche soddisfazione, qualche incazzatura, ma non lascia scampo, si deve fare.
Per il lavoro, c’è il computer dello studio.
Per casa, c’è il computer di casa.
Essendo maritata con un uomo che, per una forma patologica contratta ormai molti anni fa, cambia computer con la frequenza con la quale altri cambiano i calzini, mentre per il computer di studio possiedo sempre l’ultimo modello super accessoriato (che poi io sappia utilizzarlo per un quinto delle sue potenzialità, non importa, è particolare insignificante!), quello di casa è ... un avanzo. Ossia l'ultimo rimasto nel giro frenetico di computers acquistati per rincorrere sempre l’ultimo modello e ridistribuiti in famiglia.
L'ultimissimo modello è di mio marito, il suo vecchio passa alla primogenita, che trasferisce il suo alla sorella...
Quello che avanza ... diventa mio!
Non c'è verso di far capire a mio marito che io mi trovavo benissimo con il vecchio, che c'erano raccolti tutti i miei dati, le mie ricette, gli indirizzi, i siti ...
Mio marito mi guarda con compatimento, come si guarda chi non capisce nulla e pronuncia la fatidica frase, quella che detesto: "Non preoccuparti, ti faccio io il trasferimento di tutti i dati".
Le prime volte, fiduciosa, ci ho creduto. Ora so, invece, che, se anche (e sottolineo anche) me lo fa, devo insistere, implorare per almeno un mese.
E quando provvede, il trasferimento è sempre del tutto parziale, sommario.
Dice di non avere tempo, si lamenta della mia ignoranza (ma a casa si usa Apple e in studio - oltre ad avere un tecnico che arriva appena lo chiamo - windows) e, lamentandosi come se gli chiedessi di scalare una montagna, in realtà fa finta di trasferire i miei dati.
Ritrovo solo la metà delle mie cose, ma in compenso, nella posta trovo tutti gli indirizzi dei precedenti utilizzatori, le foto degli amici di mia figlia e qualcosa di mio qua e là ...
Un disastro. Dicono che il trasloco di casa sia un trauma secondo solo alla perdita di una persona cara. Non è vero: l'anno scorso ho cambiato casa ed è stato quasi divertente, il vero trauma per me è cambiare computer.
Ora il mio pc è veramente agli sgoccioli, la ventola fa un rumore da bimotore, la pila ha una autonomia di meno di un'ora, ma dentro ci sono tutte le mie cose e mi trovo benissimo...
Ma ieri ho sentito mio marito parlare con un amico di un nuovo computer.
Mi sa che ci risiamo ...
Leggo e scrivo cose noiose, che raramente si potrebbero definire appassionanti.
E’ lavoro, mi dà da mangiare, qualche soddisfazione, qualche incazzatura, ma non lascia scampo, si deve fare.
Per il lavoro, c’è il computer dello studio.
Per casa, c’è il computer di casa.
Essendo maritata con un uomo che, per una forma patologica contratta ormai molti anni fa, cambia computer con la frequenza con la quale altri cambiano i calzini, mentre per il computer di studio possiedo sempre l’ultimo modello super accessoriato (che poi io sappia utilizzarlo per un quinto delle sue potenzialità, non importa, è particolare insignificante!), quello di casa è ... un avanzo. Ossia l'ultimo rimasto nel giro frenetico di computers acquistati per rincorrere sempre l’ultimo modello e ridistribuiti in famiglia.
L'ultimissimo modello è di mio marito, il suo vecchio passa alla primogenita, che trasferisce il suo alla sorella...
Quello che avanza ... diventa mio!
Non c'è verso di far capire a mio marito che io mi trovavo benissimo con il vecchio, che c'erano raccolti tutti i miei dati, le mie ricette, gli indirizzi, i siti ...
Mio marito mi guarda con compatimento, come si guarda chi non capisce nulla e pronuncia la fatidica frase, quella che detesto: "Non preoccuparti, ti faccio io il trasferimento di tutti i dati".
Le prime volte, fiduciosa, ci ho creduto. Ora so, invece, che, se anche (e sottolineo anche) me lo fa, devo insistere, implorare per almeno un mese.
E quando provvede, il trasferimento è sempre del tutto parziale, sommario.
Dice di non avere tempo, si lamenta della mia ignoranza (ma a casa si usa Apple e in studio - oltre ad avere un tecnico che arriva appena lo chiamo - windows) e, lamentandosi come se gli chiedessi di scalare una montagna, in realtà fa finta di trasferire i miei dati.
Ritrovo solo la metà delle mie cose, ma in compenso, nella posta trovo tutti gli indirizzi dei precedenti utilizzatori, le foto degli amici di mia figlia e qualcosa di mio qua e là ...
Un disastro. Dicono che il trasloco di casa sia un trauma secondo solo alla perdita di una persona cara. Non è vero: l'anno scorso ho cambiato casa ed è stato quasi divertente, il vero trauma per me è cambiare computer.
Ora il mio pc è veramente agli sgoccioli, la ventola fa un rumore da bimotore, la pila ha una autonomia di meno di un'ora, ma dentro ci sono tutte le mie cose e mi trovo benissimo...
Ma ieri ho sentito mio marito parlare con un amico di un nuovo computer.
Mi sa che ci risiamo ...
martedì 16 novembre 2010
Parole
Presta a tutti il tuo orecchio, a pochi la tua voce.
(William Shakespeare)
E, invece, così poche persone sanno ascoltare!
(William Shakespeare)
E, invece, così poche persone sanno ascoltare!
lunedì 15 novembre 2010
venerdì 12 novembre 2010
Un mare di parole
Vorrei tuffarmi in un mare di parole.
Parole da leggere
scrivere
pesare
regalare
urlare
ricordare
sussurrare
condividere
rispettare
ascoltare
Ma che non siano parole vuote, vane, pronunciate solo per convenienza, per opportunismo.
Parole che vengono dal cuore e che al cuore arrivano.
Solo di queste ho bisogno.
Per questa e altre belle illustruzioni: qui
mercoledì 10 novembre 2010
domenica 7 novembre 2010
Anelli
Ho già detto che vado matta per gli anelli? Almeno dieci volte?
Vabbè, mi ripeto, sarà l'età.
Ma la mia è una passione troppo forte, che coltivo con grande impegno ...
Fin da piccola.
Facevo anelli con la carta stagnola dei cioccolatini, con la lana, con le perline, con qualunque ferretto trovassi in giro ...
Ricordo ancora un trauma subito quando avrò avuto sette o otto anni. Sicuramente ne porto ancora i segni.
Nello svolgimento di un tema nel quale mi sarà stato chiesto di descrivere cosa avevo fatto durante le vacanze di Natale o durante quelle estive (niente!, diceva sempre mia figlia piccola, cercando di convincermi che non c'era possibilità di aggiungere altro e che si poteva anche consegnare così, perché la cosa importante era non dire bugie alla maestra!), scrissi "Ho fatto molti anelli". La maestra sottolineò con la penna blu il verbo fare e aggiunse che non si poteva usare, che avevo sbagliato, che gli anelli non si fanno, ma si .. indossano, si portano ...
E io, anche se avrei voluto urlarle che gli anelli li facevo proprio, che ero una artista del gioiello, una promessa dell'oreficeria, timida come sempre annuii con aria afflitta.
Nonostante il trauma infantile, o forse, proprio, grazie a quello, continua la mia passione per gli anelli.
Questi mi piacciono molto
qui
Vabbè, mi ripeto, sarà l'età.
Ma la mia è una passione troppo forte, che coltivo con grande impegno ...
Fin da piccola.
Facevo anelli con la carta stagnola dei cioccolatini, con la lana, con le perline, con qualunque ferretto trovassi in giro ...
Ricordo ancora un trauma subito quando avrò avuto sette o otto anni. Sicuramente ne porto ancora i segni.
Nello svolgimento di un tema nel quale mi sarà stato chiesto di descrivere cosa avevo fatto durante le vacanze di Natale o durante quelle estive (niente!, diceva sempre mia figlia piccola, cercando di convincermi che non c'era possibilità di aggiungere altro e che si poteva anche consegnare così, perché la cosa importante era non dire bugie alla maestra!), scrissi "Ho fatto molti anelli". La maestra sottolineò con la penna blu il verbo fare e aggiunse che non si poteva usare, che avevo sbagliato, che gli anelli non si fanno, ma si .. indossano, si portano ...
E io, anche se avrei voluto urlarle che gli anelli li facevo proprio, che ero una artista del gioiello, una promessa dell'oreficeria, timida come sempre annuii con aria afflitta.
Nonostante il trauma infantile, o forse, proprio, grazie a quello, continua la mia passione per gli anelli.
Questi mi piacciono molto
qui
venerdì 5 novembre 2010
A contatto con la natura
Cosa c'è di meglio che sferruzzare sotto un albero?
Da "The One Hundred. Cento capi e accessori che una donna di classe deve possedere" di Nina Garcia e disegni Ruben Toledo (De Agostini)
Da "The One Hundred. Cento capi e accessori che una donna di classe deve possedere" di Nina Garcia e disegni Ruben Toledo (De Agostini)
mercoledì 3 novembre 2010
Less is more - parte seconda
"MENO è più. Sottrarre per aggiungere. Alleggerirsi per liberarsi. Sono gli slogan del nuovo minimalismo. Che non è un movimento artistico o letterario: è una filosofia di vita. I suoi seguaci si autodefiniscono "Generazione Zero": zero come il numero di cose, oggetti, bagagli, di cui aspirano a circondare la propria esistenza .... Alle condizioni giuste, tuttavia, "less is more" può diventare una attrazione irresistibile: una rinascita, una liberazione, una rivoluzione. "Vogliamo tutto", gridavano i loro padri nel 1968 e nel 1977. "Non vogliamo niente", rispondono quelli della "Generazione zero". Niente, perlomeno, di quello che si compra a dismisura, si accumula, si chiude in un armadio o si ripone su uno scaffale, spesso per dimenticarlo lì".
Questo articolo è apparso ieri su Repubblica. Proprio mentre io, nel mio piccolissimo, esaltavo analoghi principi, elogiavo e propugnavo il "Less is more". Che coincidenza.
Accidenti come sono moderna. Ora riesco a spiegarmi questa mia mania del buttare tutto, questa aspirazione a vivere con poco (a parte le eccezioni delle quali ho già parlato).
Appartengo anch'io alla "Generazione Zero".
Ora che mi sono "catalogata" mi sento molto meglio!
Mi stupisco di quanto sono avanti.
Per essere ancora più moderna, vado a buttare un altro mezzo chilo di ritagli inutilizzabili di stoffa e una ventina di buste di carta dei negozi...
Questo articolo è apparso ieri su Repubblica. Proprio mentre io, nel mio piccolissimo, esaltavo analoghi principi, elogiavo e propugnavo il "Less is more". Che coincidenza.
Accidenti come sono moderna. Ora riesco a spiegarmi questa mia mania del buttare tutto, questa aspirazione a vivere con poco (a parte le eccezioni delle quali ho già parlato).
Appartengo anch'io alla "Generazione Zero".
Ora che mi sono "catalogata" mi sento molto meglio!
Mi stupisco di quanto sono avanti.
Per essere ancora più moderna, vado a buttare un altro mezzo chilo di ritagli inutilizzabili di stoffa e una ventina di buste di carta dei negozi...
martedì 2 novembre 2010
Less is more
Motto del famoso Ludwig Mies van der Rohe (*), architetto e designer tedesco
Meno è più, ovvero "eliminare, sfrondare, semplificare" ..
E' un concetto che ho sposato in pieno, ultimamente; ha preso persino il posto del precedente "tritare, mescolare, sbattere" tratto da "antidolorificomagnifico" (**) di Jovanotti (mio filosofo di riferimento... ma questa è tutta un'altra storia).
Comunque, se mio marito si lamenta per il frigo vuoto e ha il coraggio di ipotizzare che io non abbia avuto voglia di andare a fare la spesa, ora posso guardarlo con aria di sufficienza e scandire "less is more".
Il cassetto dei calzini è vuoto? "Less is more"!
Per il week end a Roma il bagaglio è tutto nel portatrucco? "Less is more"
Mia figlia si lamenta perchè le ho dato solo 5 euro di paghetta? "Less is more", tesorino mio.
Ma che famiglia antica, come siete poco all'avanguardia, che banali ...
Dimenticavo: come in tutte le filosofie di vita ci sono, naturalmente, le dovute eccezioni: il motto non vale per l'armadio delle mie scarpe, per le sciarpe, per le scatole di the, per la collezione di cuori che invade ormai due intere pareti, per..
Ma, insomma, persino Van der Rohe avrà sicuramente fatto qualche eccezione...
Non vorrei mai che si dicesse che sono un'integralista.
* Wikipedia
** qui
Meno è più, ovvero "eliminare, sfrondare, semplificare" ..
E' un concetto che ho sposato in pieno, ultimamente; ha preso persino il posto del precedente "tritare, mescolare, sbattere" tratto da "antidolorificomagnifico" (**) di Jovanotti (mio filosofo di riferimento... ma questa è tutta un'altra storia).
Comunque, se mio marito si lamenta per il frigo vuoto e ha il coraggio di ipotizzare che io non abbia avuto voglia di andare a fare la spesa, ora posso guardarlo con aria di sufficienza e scandire "less is more".
Il cassetto dei calzini è vuoto? "Less is more"!
Per il week end a Roma il bagaglio è tutto nel portatrucco? "Less is more"
Mia figlia si lamenta perchè le ho dato solo 5 euro di paghetta? "Less is more", tesorino mio.
Ma che famiglia antica, come siete poco all'avanguardia, che banali ...
Dimenticavo: come in tutte le filosofie di vita ci sono, naturalmente, le dovute eccezioni: il motto non vale per l'armadio delle mie scarpe, per le sciarpe, per le scatole di the, per la collezione di cuori che invade ormai due intere pareti, per..
Ma, insomma, persino Van der Rohe avrà sicuramente fatto qualche eccezione...
Non vorrei mai che si dicesse che sono un'integralista.
* Wikipedia
** qui
domenica 31 ottobre 2010
venerdì 29 ottobre 2010
Si fa presto a dire vintage
Un post della mia amica Antonietta di lovepotiondesign mi ha fatto ragionare sul fatto che tante di quelle cose che 20 anni fa mi sembravano (beata gioventù!) vecchie cianfrusaglie, ora sarebbero un prezioso .. vintage!
Gli orecchini a fiore in plastica o smalto che mia mamma indossava soprattutto al mare (era una donna sobria, durante l'anno, ma in vacanza si sbizzarriva!); quei sandali infradito gioiello, quei cappelli, quel cerchietto con piume indossato al matrimonio dello zio Tonino e che di nascosto provavo davanti allo specchio. Il beautycase rigido, i guanti di pelle morbidissima, la borsa da picnic...
Oggi sarebbero bellissimi, molto chic, ma, purtroppo, non ci sono più...
Tutto buttato, disperso, regalato. E il guaio è che questo brutto vizio di buttare via tutto, di fare spazio, di sentirsi oppressa dagli oggetti, io l'ho ereditato da mia mamma.
Che era ancora peggio di me e che, oltre alle cose sue, ha buttato via anche le cose della sua mamma e della sua nonna. Io ho completato l'opera: generazioni di cose perdute irrimediabilmente.
Ora me ne pento, ma solo un po'. In fin dei conti, anche se non stanno nei bauli o negli armadi di ricordi di mia mamma o di mia nonna ne conservo tanti... nel cuore.
Per fortuna, l'orrida abitudine sembra essersi interrotta, perchè ora c'è mia figlia piccola, che va regolarmente a rovistare tra le cose che io vorrei buttare e conserva, conserva, come una formichina...
Non ha certo preso da me, ma dal papà che, al contrario, non butta niente (neppure il rotolo finito della carta igienica, ma quello non credo sia attitudine al collezionismo ...). E poichè mio marito ha preso da suo padre, che a sua volta aveva preso dal nonno, la mia soffitta è ugualmente piena di scatoloni che, invece che contenere pizzi, trine e bijoux, sono stracolmi di giornalini, figurine, macchinine, modellini di aerei, trenini vecchissimi, gemelli e orologi da tasca..
"Tutte cose da maschio" dicono le mie figlie con disgusto e continuano ad interrogarmi sulla possibilità che, in fondo a quegli scatoloni che mio marito ha portato in dote, sia nascosto qualche oggetto femminile, qualche tesore che le possa interessare ...
Quasi quasi, compero qualcosa al mercatino e glielo spaccio per un ricordo di famiglia, per oggetto appartenuto alla bisnonna ...
Così le faccio contente.
E prometto, la smetto di buttare via tutto ...
Altrimenti l'unica cosa "vintage" in casa rimango io!
Gli orecchini a fiore in plastica o smalto che mia mamma indossava soprattutto al mare (era una donna sobria, durante l'anno, ma in vacanza si sbizzarriva!); quei sandali infradito gioiello, quei cappelli, quel cerchietto con piume indossato al matrimonio dello zio Tonino e che di nascosto provavo davanti allo specchio. Il beautycase rigido, i guanti di pelle morbidissima, la borsa da picnic...
Oggi sarebbero bellissimi, molto chic, ma, purtroppo, non ci sono più...
Tutto buttato, disperso, regalato. E il guaio è che questo brutto vizio di buttare via tutto, di fare spazio, di sentirsi oppressa dagli oggetti, io l'ho ereditato da mia mamma.
Che era ancora peggio di me e che, oltre alle cose sue, ha buttato via anche le cose della sua mamma e della sua nonna. Io ho completato l'opera: generazioni di cose perdute irrimediabilmente.
Ora me ne pento, ma solo un po'. In fin dei conti, anche se non stanno nei bauli o negli armadi di ricordi di mia mamma o di mia nonna ne conservo tanti... nel cuore.
Per fortuna, l'orrida abitudine sembra essersi interrotta, perchè ora c'è mia figlia piccola, che va regolarmente a rovistare tra le cose che io vorrei buttare e conserva, conserva, come una formichina...
Non ha certo preso da me, ma dal papà che, al contrario, non butta niente (neppure il rotolo finito della carta igienica, ma quello non credo sia attitudine al collezionismo ...). E poichè mio marito ha preso da suo padre, che a sua volta aveva preso dal nonno, la mia soffitta è ugualmente piena di scatoloni che, invece che contenere pizzi, trine e bijoux, sono stracolmi di giornalini, figurine, macchinine, modellini di aerei, trenini vecchissimi, gemelli e orologi da tasca..
"Tutte cose da maschio" dicono le mie figlie con disgusto e continuano ad interrogarmi sulla possibilità che, in fondo a quegli scatoloni che mio marito ha portato in dote, sia nascosto qualche oggetto femminile, qualche tesore che le possa interessare ...
Quasi quasi, compero qualcosa al mercatino e glielo spaccio per un ricordo di famiglia, per oggetto appartenuto alla bisnonna ...
Così le faccio contente.
E prometto, la smetto di buttare via tutto ...
Altrimenti l'unica cosa "vintage" in casa rimango io!
mercoledì 27 ottobre 2010
Halloween spirit
Idea buffa, certamente ... originale.
Macabra quel che basta e serve.
Da ricopiare, ad Halloween e non solo.
Per chi fosse interessata: qui il tutorial
P.S. - Post pubblicato per far vedere che sono al passo con i tempi, moderna, aperta alle tradizioni altrui ... In realtà, se proprio devo dirla tutta, a me sta' smania di festeggiare Halloween mi dà un po' sui nervi.
domenica 24 ottobre 2010
All'assaltooooo!
Sono reduce (e mai termine fu più appropriato!) dalla Fiera di Vicenza.
Seguo Abilmente dall'inizio, non sono mai mancata.
Vorrei dire che preferivo le prime edizioni, quell'aria meno commerciale che si respirava quando lo spazio era un quarto di quello occupato ora, quando c'erano meno espositori, quando si aveva la sensazione di condividere qualcosa di snobbato, ma nel quale chi c'era credeva molto ...
Non rimpiango mai il passato, il tempo che fu, non sono tipo da "si stava meglio quando si stava peggio!..". Per carità, si sta molto meglio .. quando si sta meglio, però ora mi sembra tutto molto più commerciale, asettico, costoso, meno bello.
Ora (salvo qualche bellissima eccezione) ci si avvicina agli stands e quasi nessuno ti si fila.
Ai miei tempi, invece, si facevano certe chiacchierate, c'era la voglia in chi vendeva, di condividere un prodotto nuovo, una tecnica, esperienze e anche solo un sorriso... Ora l'assortimento è infinito, si trova di tutto, ma secondo me qualcosa si è perso..
Vabbè, a fare questi discorsi mi sembra di essere mia nonna ...
C'è una cosa, però, che non cambia mai ed, anzi, trovo ogni anno magnificamente amplificata: l'entusiasmo di chi va.
Io vado sempre in treno, è un viaggio di pochi minuti. Però prendo il treno che arriva alle 9, in tempo per l'apertura delle 9 e 30.
Già in stazione ci si riconosce subito: qualunque sia l'età, si respira l'entusiasmo da gita scolastica (è solo un particolare di secondaria importanza che chi sta andando a Vicenza, possa essere riconosciuta anche dal trolley, carrello, borse varie ancora flosce che si porta dietro. Oppure dagli accessori handmade che sfoggia).
Si ride, si scherza e il breve viaggio trascorre in allegria.
Ma poi, si arriva alla stazione e lì gli scherzi finiscono subito...
E' quando il gioco si fa duro, che i duri (le dure) incominciano a giocare.
L'autobus navetta per la Fiera è lì, a pochi passi e in pochi secondi ci si gioca tutto.
Il successivo partirà dopo mezz'ora e se si perde il primo, si perde automaticamente mezz'ora di fiera.
Non si può assolutamente fare... E allora, ogni volta, c'è la corsa, con le veterane che avanzano sicure, con l'aria di chi la sa lunga, e le neofite, che ancora vagano sul piazzale in cerca di conferme ...
L'autista guarda la scena con preoccupazione: mi immagino cosa diranno tra colleghi, di queste masse che riempiono l'autobus fino all'inverosimile.
Stipate come sardine, finalmente si parte verso l'avventura.
Stipate ma felici.
E poi la coda alla biglietteria, l'attesa per entrare, con i tornelli che rallentano tutto (deve averli pensati sicuramente un uomo!).
Tutto bello!
I ritorni sono tutt'altra cosa, quasi triste.
Però, a marzo si riparte e prenderò ancora, sicuramente, il primo treno.
Seguo Abilmente dall'inizio, non sono mai mancata.
Vorrei dire che preferivo le prime edizioni, quell'aria meno commerciale che si respirava quando lo spazio era un quarto di quello occupato ora, quando c'erano meno espositori, quando si aveva la sensazione di condividere qualcosa di snobbato, ma nel quale chi c'era credeva molto ...
Non rimpiango mai il passato, il tempo che fu, non sono tipo da "si stava meglio quando si stava peggio!..". Per carità, si sta molto meglio .. quando si sta meglio, però ora mi sembra tutto molto più commerciale, asettico, costoso, meno bello.
Ora (salvo qualche bellissima eccezione) ci si avvicina agli stands e quasi nessuno ti si fila.
Ai miei tempi, invece, si facevano certe chiacchierate, c'era la voglia in chi vendeva, di condividere un prodotto nuovo, una tecnica, esperienze e anche solo un sorriso... Ora l'assortimento è infinito, si trova di tutto, ma secondo me qualcosa si è perso..
Vabbè, a fare questi discorsi mi sembra di essere mia nonna ...
C'è una cosa, però, che non cambia mai ed, anzi, trovo ogni anno magnificamente amplificata: l'entusiasmo di chi va.
Io vado sempre in treno, è un viaggio di pochi minuti. Però prendo il treno che arriva alle 9, in tempo per l'apertura delle 9 e 30.
Già in stazione ci si riconosce subito: qualunque sia l'età, si respira l'entusiasmo da gita scolastica (è solo un particolare di secondaria importanza che chi sta andando a Vicenza, possa essere riconosciuta anche dal trolley, carrello, borse varie ancora flosce che si porta dietro. Oppure dagli accessori handmade che sfoggia).
Si ride, si scherza e il breve viaggio trascorre in allegria.
Ma poi, si arriva alla stazione e lì gli scherzi finiscono subito...
E' quando il gioco si fa duro, che i duri (le dure) incominciano a giocare.
L'autobus navetta per la Fiera è lì, a pochi passi e in pochi secondi ci si gioca tutto.
Il successivo partirà dopo mezz'ora e se si perde il primo, si perde automaticamente mezz'ora di fiera.
Non si può assolutamente fare... E allora, ogni volta, c'è la corsa, con le veterane che avanzano sicure, con l'aria di chi la sa lunga, e le neofite, che ancora vagano sul piazzale in cerca di conferme ...
L'autista guarda la scena con preoccupazione: mi immagino cosa diranno tra colleghi, di queste masse che riempiono l'autobus fino all'inverosimile.
Stipate come sardine, finalmente si parte verso l'avventura.
Stipate ma felici.
E poi la coda alla biglietteria, l'attesa per entrare, con i tornelli che rallentano tutto (deve averli pensati sicuramente un uomo!).
Tutto bello!
I ritorni sono tutt'altra cosa, quasi triste.
Però, a marzo si riparte e prenderò ancora, sicuramente, il primo treno.
venerdì 22 ottobre 2010
Leggere e scrivere
Avere dei libri senza leggerli è come avere dei frutti dipinti.
(Diogene)
Un buon libro è un compagno che ci fa passare dei momenti felici.
(G. Leopardi)
Scrivere è viaggiare senza la seccatura dei bagagli.
(Emilio Salgari)
sabato 16 ottobre 2010
Ancora Svezia
Sì, ancora.
Perchè quando io mi fisso con una cosa, non è mica facile che la abbandoni, che passi ad altro.
Ora sono in pieno periodo nordico: colori neutri o molto vivaci, materiali semplici, spazi aperti, neve, ghiaccio ...
Chi più ne ha, più ne metta.
Però, in effetti queste foto, questo stile, sono bellissimi.
Come resistere?
Perchè resistere?
Da scoprire QUI
Perchè quando io mi fisso con una cosa, non è mica facile che la abbandoni, che passi ad altro.
Ora sono in pieno periodo nordico: colori neutri o molto vivaci, materiali semplici, spazi aperti, neve, ghiaccio ...
Chi più ne ha, più ne metta.
Però, in effetti queste foto, questo stile, sono bellissimi.
Come resistere?
Perchè resistere?
Da scoprire QUI
Iscriviti a:
Post (Atom)