Sono reduce (e mai termine fu più appropriato!) dalla Fiera di Vicenza.
Seguo Abilmente dall'inizio, non sono mai mancata.
Vorrei dire che preferivo le prime edizioni, quell'aria meno commerciale che si respirava quando lo spazio era un quarto di quello occupato ora, quando c'erano meno espositori, quando si aveva la sensazione di condividere qualcosa di snobbato, ma nel quale chi c'era credeva molto ...
Non rimpiango mai il passato, il tempo che fu, non sono tipo da "si stava meglio quando si stava peggio!..". Per carità, si sta molto meglio .. quando si sta meglio, però ora mi sembra tutto molto più commerciale, asettico, costoso, meno bello.
Ora (salvo qualche bellissima eccezione) ci si avvicina agli stands e quasi nessuno ti si fila.
Ai miei tempi, invece, si facevano certe chiacchierate, c'era la voglia in chi vendeva, di condividere un prodotto nuovo, una tecnica, esperienze e anche solo un sorriso... Ora l'assortimento è infinito, si trova di tutto, ma secondo me qualcosa si è perso..
Vabbè, a fare questi discorsi mi sembra di essere mia nonna ...
C'è una cosa, però, che non cambia mai ed, anzi, trovo ogni anno magnificamente amplificata: l'entusiasmo di chi va.
Io vado sempre in treno, è un viaggio di pochi minuti. Però prendo il treno che arriva alle 9, in tempo per l'apertura delle 9 e 30.
Già in stazione ci si riconosce subito: qualunque sia l'età, si respira l'entusiasmo da gita scolastica (è solo un particolare di secondaria importanza che chi sta andando a Vicenza, possa essere riconosciuta anche dal trolley, carrello, borse varie ancora flosce che si porta dietro. Oppure dagli accessori handmade che sfoggia).
Si ride, si scherza e il breve viaggio trascorre in allegria.
Ma poi, si arriva alla stazione e lì gli scherzi finiscono subito...
E' quando il gioco si fa duro, che i duri (le dure) incominciano a giocare.
L'autobus navetta per la Fiera è lì, a pochi passi e in pochi secondi ci si gioca tutto.
Il successivo partirà dopo mezz'ora e se si perde il primo, si perde automaticamente mezz'ora di fiera.
Non si può assolutamente fare... E allora, ogni volta, c'è la corsa, con le veterane che avanzano sicure, con l'aria di chi la sa lunga, e le neofite, che ancora vagano sul piazzale in cerca di conferme ...
L'autista guarda la scena con preoccupazione: mi immagino cosa diranno tra colleghi, di queste masse che riempiono l'autobus fino all'inverosimile.
Stipate come sardine, finalmente si parte verso l'avventura.
Stipate ma felici.
E poi la coda alla biglietteria, l'attesa per entrare, con i tornelli che rallentano tutto (deve averli pensati sicuramente un uomo!).
Tutto bello!
I ritorni sono tutt'altra cosa, quasi triste.
Però, a marzo si riparte e prenderò ancora, sicuramente, il primo treno.
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