Ma perchè le cose non accadono mai al momento giusto?
Quando ero piccola, la regola era che si stava a casa da scuola solo se la febbre era oltre i 38 gradi. A 37 e mezzo, secondo i miei, si stava benissimo e non c'era motivo per perdere un giorno di scuola. Il papà mi svegliava, con la mano sulla fronte misurava la febbre e poi decideva. Che tempi! Altro che termometri digitali che rilevano anche il centesimo di grado.
A 19 anni sono uscita di casa. Lavoravo per mantenermi e stare male era una grandissma seccatura, anche perchè vivevo da sola.
Mi sono sposata. Quando mi ammalavo io, invariabilmente si ammalava anche il maritino e si sa che gli uomini sono delle gran lagne. Lui stava sempre molto peggio di me (diceva), quindi anche se avevo la febbre sgambettavo per preparare brodini, spremute, sprimacciare cuscini, uscire a fare la spesa, ecc...
Poi sono arrivate le bambine. Quelle erano vere e proprie epidemie, che colpivano, in blocco e contemporaneamente, tutta la famiglia. Certi febbroni da cavallo, notti in bianco, sciroppini, vomiti, ecc. Solo che, mentre nel giro di due giorni, loro tornavano sanissime e piene di vita, a me durava tutto molto di più. Il risultato era: io mezza morta, in catalessi, con le occhiaie e loro due che zompettavano nel letto, allegre e pimpantissime. Era così raro avere la mamma a casa, loro festeggiavano così, non lasciandomi per un momento....
Ora, le figlie sono grandi, in grado di arrangiarsi e, alla bisogna, capaci persino di prepararmi un thé, un brodino, di andare a fare la spesa.
Avessi un gran febbrone, potrei viverlo in quel bellissimo stato di semi incoscenza, stare a letto tutto il giorno, leggere un po', sonnecchiare, guardare la tv, un po' di computer, qualcosa di dolce per attenuare il mal di gola ...
Una pacchia, insomma.
Peccato che siano almeno sette anni che non mi becco nulla. Tutto l'inverno senza manco un raffredddore, un mal di gola, una linea di febbre. Ma è possibile?
Non è giusto. Ho dato tanto e, ora che potrei, non ricevo nulla?
Che ingiustizia!
Quando ero piccola, la regola era che si stava a casa da scuola solo se la febbre era oltre i 38 gradi. A 37 e mezzo, secondo i miei, si stava benissimo e non c'era motivo per perdere un giorno di scuola. Il papà mi svegliava, con la mano sulla fronte misurava la febbre e poi decideva. Che tempi! Altro che termometri digitali che rilevano anche il centesimo di grado.
A 19 anni sono uscita di casa. Lavoravo per mantenermi e stare male era una grandissma seccatura, anche perchè vivevo da sola.
Mi sono sposata. Quando mi ammalavo io, invariabilmente si ammalava anche il maritino e si sa che gli uomini sono delle gran lagne. Lui stava sempre molto peggio di me (diceva), quindi anche se avevo la febbre sgambettavo per preparare brodini, spremute, sprimacciare cuscini, uscire a fare la spesa, ecc...
Poi sono arrivate le bambine. Quelle erano vere e proprie epidemie, che colpivano, in blocco e contemporaneamente, tutta la famiglia. Certi febbroni da cavallo, notti in bianco, sciroppini, vomiti, ecc. Solo che, mentre nel giro di due giorni, loro tornavano sanissime e piene di vita, a me durava tutto molto di più. Il risultato era: io mezza morta, in catalessi, con le occhiaie e loro due che zompettavano nel letto, allegre e pimpantissime. Era così raro avere la mamma a casa, loro festeggiavano così, non lasciandomi per un momento....
Ora, le figlie sono grandi, in grado di arrangiarsi e, alla bisogna, capaci persino di prepararmi un thé, un brodino, di andare a fare la spesa.
Avessi un gran febbrone, potrei viverlo in quel bellissimo stato di semi incoscenza, stare a letto tutto il giorno, leggere un po', sonnecchiare, guardare la tv, un po' di computer, qualcosa di dolce per attenuare il mal di gola ...
Una pacchia, insomma.
Peccato che siano almeno sette anni che non mi becco nulla. Tutto l'inverno senza manco un raffredddore, un mal di gola, una linea di febbre. Ma è possibile?
Non è giusto. Ho dato tanto e, ora che potrei, non ricevo nulla?
Che ingiustizia!
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