Ho scovato un bellissimo sito francese.
Non lo conoscevo, vende cose bellissime per il giardino, per l'orto.
Le casette per gli uccellini sono una mia grandissima passione, tutti gli attrezzi per il giardinaggio, per zappettare, dissodare sono bellissimi, ma quello che mi ha affascinato di più sono le targhette, le etichette.
Bellissime e bellissima l'idea di base, di ricreare vecchi giardini, vecchi orti, con la cura dei minimi particolari.
Ecco una piccola galleria.
Di ferro, ardesia, legno, zinco, rame.
Alcune sono fedeli riproduzioni di pezzi antichi.
vendita on line qui
P.S.: piccolo particolare.
Io non ho l'orto, non ho il giardino ...
Non volendo assolutamente rinunciare alle etichette in ardesia, urge trovare utilizzi alternativi...
Si accettano suggerimenti.
mercoledì 28 aprile 2010
lunedì 26 aprile 2010
Si è capito?
Che mi piacciono gli anelli?
Si è capito che amo la Germania?
Si è capito che amo i gioielli made in Germany?
Siccome si è capito e siccome mi ripeto, ecco un indirizzo interessante, soprattutto per gli anelli, che mi sembrano veramente belli e originali.
Da vedere qui
Si è capito che amo la Germania?
Si è capito che amo i gioielli made in Germany?
Siccome si è capito e siccome mi ripeto, ecco un indirizzo interessante, soprattutto per gli anelli, che mi sembrano veramente belli e originali.
Da vedere qui
giovedì 22 aprile 2010
Mamma, mi aiuti?
Ma le mamme giraffa aiuteranno le figlie a fare i compiti?
Se io fossi una giraffa, potrei aspettare felice l'arrivo della primavera, dell'estate, senza preoccuparmi della fine dell'anno scolastico, delle materie da recuperare?
Stanotte ho sognato che ero una giraffa.
Cosa significa?
Cosa avrà voluto dirmi il mio inconscio?
Questo e altri animali qui
Se io fossi una giraffa, potrei aspettare felice l'arrivo della primavera, dell'estate, senza preoccuparmi della fine dell'anno scolastico, delle materie da recuperare?
Stanotte ho sognato che ero una giraffa.
Cosa significa?
Cosa avrà voluto dirmi il mio inconscio?
Questo e altri animali qui
venerdì 16 aprile 2010
Caos creativo
Ma con tutti i tutorial che girano in rete, possibile che nessuno abbia pensato ad un tutorial per catalogare i tutorial?
Per fare in modo, soprattutto, di trovarli quando servono, prima che ti passi l'ispirazione?
Di solito, da me, funziona così: arriva una idea, decido di realizzarla, vado tranquilla perché SO, sono certa di aver messo da parte qualcosa che mi può essere utile.
Nessun problema: accendo il computer, basta che tiri fuori il tutorial, lo schizzo, la foto, e il gioco è fatto, entro stasera è tutto pronto, confezionato..
Sembra troppo bello e, infatti, non è mai così.
Quando va bene, per trovare quello che cerco ci metto un'ora ...
Ma, a voler tacere della quantità di materiale e delle mie oggettive difficoltà con la tecnologia, il vero problema è un altro: ma dove ho la testa quando scelgo il titolo?
Perchè, se voglio mettere da parte il tutorial per una rosa in chiffon non scrivo "tutorial rosa chiffon", ma "molto bello da utilizzare per borsa nera"? O "perfetto, ma ridurre misura da 31 a 26 cm"?
La borsa nera in stoffa era al centro della mia attenzione ALLORA, nel momento in cui, prima di andare al matrinomio di mia cugina, che ora ha già un figlio di due anni, avevo deciso di darle un tocco particolare (non alla cugina, alla borsa!), di fare un raffinato richiamo con il nastro rosa antico del suo bouquet..
Ma oggi, che quella rosa in chiffon mi serve per abbellire un cuscino per la poltrona della camera da letto, e che della borsa nera in stoffa neppure mi ricordo (a proposito, al matrimonio di mia cugina sono andata senza borsa!) dove vado a cercarla? Perdo almeno un pomeriggio, anche, perchè, ripassando tutti i tutorial accumulati trovo mille spunti, trovo tutti quelli che ho cercato invano, mi vengono mille idee, mi perdo nei meandri della creativitità...
E, a proposito di quella rosa in chiffon, diligentemente modifico il titolo in "realizzabile in un'ora per cuscino"...
Molto meglio, no? Così la ritrovo di sicuro.
Ciò premesso (come dicono quelli che fanno il lavoro che faccio io!) appare evidente la necessità, l'urgenza, di un tutorial cataloga tutorial.
Qualcuno se ne vuole occupare?
Grazie, attendo fiduciosa.
Astenersi perditempo.
Per fare in modo, soprattutto, di trovarli quando servono, prima che ti passi l'ispirazione?
Di solito, da me, funziona così: arriva una idea, decido di realizzarla, vado tranquilla perché SO, sono certa di aver messo da parte qualcosa che mi può essere utile.
Nessun problema: accendo il computer, basta che tiri fuori il tutorial, lo schizzo, la foto, e il gioco è fatto, entro stasera è tutto pronto, confezionato..
Sembra troppo bello e, infatti, non è mai così.
Quando va bene, per trovare quello che cerco ci metto un'ora ...
Ma, a voler tacere della quantità di materiale e delle mie oggettive difficoltà con la tecnologia, il vero problema è un altro: ma dove ho la testa quando scelgo il titolo?
Perchè, se voglio mettere da parte il tutorial per una rosa in chiffon non scrivo "tutorial rosa chiffon", ma "molto bello da utilizzare per borsa nera"? O "perfetto, ma ridurre misura da 31 a 26 cm"?
La borsa nera in stoffa era al centro della mia attenzione ALLORA, nel momento in cui, prima di andare al matrinomio di mia cugina, che ora ha già un figlio di due anni, avevo deciso di darle un tocco particolare (non alla cugina, alla borsa!), di fare un raffinato richiamo con il nastro rosa antico del suo bouquet..
Ma oggi, che quella rosa in chiffon mi serve per abbellire un cuscino per la poltrona della camera da letto, e che della borsa nera in stoffa neppure mi ricordo (a proposito, al matrimonio di mia cugina sono andata senza borsa!) dove vado a cercarla? Perdo almeno un pomeriggio, anche, perchè, ripassando tutti i tutorial accumulati trovo mille spunti, trovo tutti quelli che ho cercato invano, mi vengono mille idee, mi perdo nei meandri della creativitità...
E, a proposito di quella rosa in chiffon, diligentemente modifico il titolo in "realizzabile in un'ora per cuscino"...
Molto meglio, no? Così la ritrovo di sicuro.
Ciò premesso (come dicono quelli che fanno il lavoro che faccio io!) appare evidente la necessità, l'urgenza, di un tutorial cataloga tutorial.
Qualcuno se ne vuole occupare?
Grazie, attendo fiduciosa.
Astenersi perditempo.
mercoledì 14 aprile 2010
Mi devo preoccupare?
Oggi sono uscita di casa con due scarpe diverse.
Non diverse, diverse come potrebbero essere una tacco dodici e una ballerina...
Non proprio così, che comunque sarebbe stato meglio perché almeno avrei notato il dislivello nel passo.
Erano due tacco medio, ma molto, molto diverse.
Colore diverso, pellame diverso, una con la fibbia, l'atra con particolare in colore contrastante...
Non me ne sono assolutamente accorta. Poi mi telefona mia figlia e mi dice "mamma, credo tu abbia addosso due scarpe diverse". Il tono era titubante, sia per l'enormità della cosa, che per la malcelata preoccupazione sul mio stato mentale.. In fin dei conti è una brava figlia.
Abbasso lo sguardo e mi accorgo che è vero, ha ragione...
Il bello è che, pur provando a ricostruire come possa essere successo, dato che erano tutte e due nella scarpiera al loro posto, non ricordo nulla del momento in cui sono uscita...
Ero talmente di fretta, talmente assorta in mille pensieri che .... è successo. E' successo e basta.
Poco fa, quando sono rientrata dal lavoro, in casa tutti mi trattavano con una strana condiscendenza, mi guardavano in modo un po' strano ... cosa avranno voluto dire?
Non è che mi devo preoccupare?
Non è che devo interpretare il segnale e prenotare una vacanza prima di combinare qualcosa di più grave?
Tropici, arrivo!
Non diverse, diverse come potrebbero essere una tacco dodici e una ballerina...
Non proprio così, che comunque sarebbe stato meglio perché almeno avrei notato il dislivello nel passo.
Erano due tacco medio, ma molto, molto diverse.
Colore diverso, pellame diverso, una con la fibbia, l'atra con particolare in colore contrastante...
Non me ne sono assolutamente accorta. Poi mi telefona mia figlia e mi dice "mamma, credo tu abbia addosso due scarpe diverse". Il tono era titubante, sia per l'enormità della cosa, che per la malcelata preoccupazione sul mio stato mentale.. In fin dei conti è una brava figlia.
Abbasso lo sguardo e mi accorgo che è vero, ha ragione...
Il bello è che, pur provando a ricostruire come possa essere successo, dato che erano tutte e due nella scarpiera al loro posto, non ricordo nulla del momento in cui sono uscita...
Ero talmente di fretta, talmente assorta in mille pensieri che .... è successo. E' successo e basta.
Poco fa, quando sono rientrata dal lavoro, in casa tutti mi trattavano con una strana condiscendenza, mi guardavano in modo un po' strano ... cosa avranno voluto dire?
Non è che mi devo preoccupare?
Non è che devo interpretare il segnale e prenotare una vacanza prima di combinare qualcosa di più grave?
Tropici, arrivo!
domenica 11 aprile 2010
Capilettera
questi e tantissimi altri sono qui by Jessica Hische
Bellissimi, volevo inserirne uno o due, ma sono troppo belli, non sapevo proprio quale scegliere.
Utilissimi per impreziosire il codice miniato di argomento botanico filosofico al quale sto lavorando da qualche anno.
sabato 10 aprile 2010
Sono il capitano della mia anima
INVICTUS
“Dal profondo della notte che mi avvolge, buia come il pozzo piu' profondo che va da un polo all'altro, ringrazio quali che siano gli dei per la mia inconquistabile anima.
Nella morsa della circostanze, non mi sono tirato indietro, né ho pianto.
Sotto i colpi d'ascia della sorte, il mio capo sanguina, ma non si china.
Più in là, questo luogo di rabbia e lacrime appare minaccioso ma l'orrore delle ombre, e anche la minaccia degli anni non mi trova, e non mi troverà spaventato.
Non importa quanto sia stretta la porta, quanto piena di castighi la vita.
Io sono il padrone del mio destino.
Io sono il capitano della mia anima”.
William Ernest Henley
quadro di Caspar David-Friedrich
“Dal profondo della notte che mi avvolge, buia come il pozzo piu' profondo che va da un polo all'altro, ringrazio quali che siano gli dei per la mia inconquistabile anima.
Nella morsa della circostanze, non mi sono tirato indietro, né ho pianto.
Sotto i colpi d'ascia della sorte, il mio capo sanguina, ma non si china.
Più in là, questo luogo di rabbia e lacrime appare minaccioso ma l'orrore delle ombre, e anche la minaccia degli anni non mi trova, e non mi troverà spaventato.
Non importa quanto sia stretta la porta, quanto piena di castighi la vita.
Io sono il padrone del mio destino.
Io sono il capitano della mia anima”.
William Ernest Henley
quadro di Caspar David-Friedrich
venerdì 9 aprile 2010
Bicchiere(*) mezzo pieno o mezzo vuoto?
Un pessimista vede la difficoltà in ogni occasione;
un ottimista vede l'opportunità in ogni difficoltà.
Winston Churchill
(*)Il bicchiere è un contenitore per bevande adatto per essere portato alla bocca utilizzando una mano. Il bicchiere è tipicamente realizzato in vetro, ma ne esistono anche in plastica. Esiste una grande varietà di forme per i bicchieri, anche a seconda del tipo di bevanda
da Wikipedia
Si condensano così in questo post pensieri profondi e divulgazione linguistico-scientifica
un ottimista vede l'opportunità in ogni difficoltà.
Winston Churchill
(*)Il bicchiere è un contenitore per bevande adatto per essere portato alla bocca utilizzando una mano. Il bicchiere è tipicamente realizzato in vetro, ma ne esistono anche in plastica. Esiste una grande varietà di forme per i bicchieri, anche a seconda del tipo di bevanda
da Wikipedia
Si condensano così in questo post pensieri profondi e divulgazione linguistico-scientifica
giovedì 8 aprile 2010
Ma che ci faccio qui?
Questa mattina sono a casa dal lavoro.
Ammalata? Licenziata? In vacanza?
No, peggio, molto peggio: sono a casa per seguire dei lavori.
Da me funziona così: mio marito non può perdere neppure cinque minuti di lavoro, io invece ( secondo lui!) giornate intere.
E allora, ogni volta che in casa c'è qualche lavoro da fare, io sono la "designata", quella che si deve sacrificare...
E fin qui, potrei anche accettarlo. La cosa peggiore è che vengo lasciata a casa a sovrintendere tutta sola agli interventi più disparati.
Mi potrebbe stare bene dover assistere il tappezziere per le tende o il divano nuovo, ok anche per l'idraulico (è un classico, si sa) o il pittore con il quale scegliere la nuance per la parete del salotto... Sarebbero delle passeggiate, troppo facile: io vengo regolarmente lasciata sola con i tecnici dei computer, con gli elettricisti che devono installare il più sofisticato sistema di rete telematica in tutta la casa (sgabuzzino compreso, perché anche lì, secondo mio marito, una adeguata ricezione è assolutamente indispensabile), con quelli dell'antenna senza cavo, stereofonica, stroboscopica e chi più ne ha più ne metta..
Mio marito è un fissato di tutte queste cose, mai pago di tecnologia, di innovazione.
Ok, io non ho niente da obiettare, non mi lamento se non riesco neppure a far funzionare il minipimer perché anche quello, in casa mia, è super tecnologico e, quindi, complicatissimo...
Quello di cui mi lamento e che mi chiedo è: ma perché non rimane a casa lui, a sovrintendere a questi lavori? Perché farmi subire l'umiliazione di essere trattata come una povera deficiente, che non riesce a rispondere alle più elementari (per loro!) domande? Perché costringermi a rimanere per tutta la durata dell'intervento al telefono con lui, nel tentativo di comprendere aspetti tecnici per me assolutamente astrusi e di rispondere in modo sensato a domande incomprensibili.
Perché non rimane a casa lui? Perché? Perché, invece di farmi mille raccomandazioni, di darmi mille indicazioni, di arrabbiarsi con me se poi il lavoro non lo soddisfa, non si arrangia?
Io queste cose non le capisco. Mi pare che una volta fosse tutto diverso: le donne si occupavano delle cose da donne e gli uomini di quelle da uomini...
Ora non più. Solo che, mentre gli uomini con la scusa dell'emancipazione femminile, non si occupano più di nulla, noi donne ci occupiamo sia delle cose da donne, che di quelle da uomini...
Non se ne può più....
"Come dice? Dove passa il cavo della rete per la presa ...? Non ne ho la più pallida idea, aspetti che telefono a mio marito.."
Basta, questa è l'ultima volta!
Bei tempi, questi!
Ammalata? Licenziata? In vacanza?
No, peggio, molto peggio: sono a casa per seguire dei lavori.
Da me funziona così: mio marito non può perdere neppure cinque minuti di lavoro, io invece ( secondo lui!) giornate intere.
E allora, ogni volta che in casa c'è qualche lavoro da fare, io sono la "designata", quella che si deve sacrificare...
E fin qui, potrei anche accettarlo. La cosa peggiore è che vengo lasciata a casa a sovrintendere tutta sola agli interventi più disparati.
Mi potrebbe stare bene dover assistere il tappezziere per le tende o il divano nuovo, ok anche per l'idraulico (è un classico, si sa) o il pittore con il quale scegliere la nuance per la parete del salotto... Sarebbero delle passeggiate, troppo facile: io vengo regolarmente lasciata sola con i tecnici dei computer, con gli elettricisti che devono installare il più sofisticato sistema di rete telematica in tutta la casa (sgabuzzino compreso, perché anche lì, secondo mio marito, una adeguata ricezione è assolutamente indispensabile), con quelli dell'antenna senza cavo, stereofonica, stroboscopica e chi più ne ha più ne metta..
Mio marito è un fissato di tutte queste cose, mai pago di tecnologia, di innovazione.
Ok, io non ho niente da obiettare, non mi lamento se non riesco neppure a far funzionare il minipimer perché anche quello, in casa mia, è super tecnologico e, quindi, complicatissimo...
Quello di cui mi lamento e che mi chiedo è: ma perché non rimane a casa lui, a sovrintendere a questi lavori? Perché farmi subire l'umiliazione di essere trattata come una povera deficiente, che non riesce a rispondere alle più elementari (per loro!) domande? Perché costringermi a rimanere per tutta la durata dell'intervento al telefono con lui, nel tentativo di comprendere aspetti tecnici per me assolutamente astrusi e di rispondere in modo sensato a domande incomprensibili.
Perché non rimane a casa lui? Perché? Perché, invece di farmi mille raccomandazioni, di darmi mille indicazioni, di arrabbiarsi con me se poi il lavoro non lo soddisfa, non si arrangia?
Io queste cose non le capisco. Mi pare che una volta fosse tutto diverso: le donne si occupavano delle cose da donne e gli uomini di quelle da uomini...
Ora non più. Solo che, mentre gli uomini con la scusa dell'emancipazione femminile, non si occupano più di nulla, noi donne ci occupiamo sia delle cose da donne, che di quelle da uomini...
Non se ne può più....
"Come dice? Dove passa il cavo della rete per la presa ...? Non ne ho la più pallida idea, aspetti che telefono a mio marito.."
Basta, questa è l'ultima volta!
Bei tempi, questi!
lunedì 5 aprile 2010
Collezionismo
Piove, fa freddo.
Niente picnic sui prati, oggi...
Del resto non l'avrei fatto neppure se ci fosse stato il sole.
Non mi piacciono le feste, in generale.
Non mi piacciono le imposizioni, non mi piace rispettare le tradizioni.
Del tipo "Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi" (o forse è il contrario, non so!).
Le ho sempre odiate, fin da piccola.
Non so perché..
Però ieri un momento di debolezza ce l'ho avuto anch'io, non sono proprio completamente arida. Ho pensato a quando le mie figlie erano all'asilo e a Pasqua preparavano il "lavoretto". Vale a dire oggetti di gusto che definirei bizzarro, un curioso campionario di pulcini, ovetti, coniglietti, confezionati con i materiali più disparati e insoliti... Tratto comune, a dispetto del nome e della subdola scelta del diminutivo, le dimensioni: abnormi, ogni anno più grandi..
Perché il vero problema del "lavoretto" non è tanto quello di riceverlo, simulare entusiasmo incontenibile di fronte alla pargola che lo stava preparando in gran segreto fin dal 7 gennaio (praticamente subito dopo la consegna di quello di Natale). Forse le evidentissime tracce di colore su faccia, mani e grembiulino avrebbero dovuto insospettirci, ma noi, eroiche, abbiamo fatto finta di non vedere, per non rovinare la sorpresa..
Il problema non è far finta di non sapere, fingere sorpresa, entusiasmo, appunto: il vero dramma è trovare un posto in casa dove esporlo... di solito, almeno fino alla Pasqua successiva...
Il timido tentativo di riporlo in un cassetto dopo un mese o due di esposizione provocava nell'autrice una tristezza, una delusione, alla quale non sono mai riuscita a resistere.. Inutile tentare di barare: "lo metto via, altrimenti si rovina", niente da fare... doveva rimanere esposto, e in bella mostra...
E siccome di figlie ne ho due e c'era il lavoretto per pasqua, per natale, festa della mamma, patrona della scuola, fine anno, carnevale.... l'accumulo era veramente notevole.
Notevole, ma dolcissimo, devo ammetterlo...
Che tenerezza! Che nostalgia!
Anch'io ho un cuore, che diamine!
qui
Niente picnic sui prati, oggi...
Del resto non l'avrei fatto neppure se ci fosse stato il sole.
Non mi piacciono le feste, in generale.
Non mi piacciono le imposizioni, non mi piace rispettare le tradizioni.
Del tipo "Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi" (o forse è il contrario, non so!).
Le ho sempre odiate, fin da piccola.
Non so perché..
Però ieri un momento di debolezza ce l'ho avuto anch'io, non sono proprio completamente arida. Ho pensato a quando le mie figlie erano all'asilo e a Pasqua preparavano il "lavoretto". Vale a dire oggetti di gusto che definirei bizzarro, un curioso campionario di pulcini, ovetti, coniglietti, confezionati con i materiali più disparati e insoliti... Tratto comune, a dispetto del nome e della subdola scelta del diminutivo, le dimensioni: abnormi, ogni anno più grandi..
Perché il vero problema del "lavoretto" non è tanto quello di riceverlo, simulare entusiasmo incontenibile di fronte alla pargola che lo stava preparando in gran segreto fin dal 7 gennaio (praticamente subito dopo la consegna di quello di Natale). Forse le evidentissime tracce di colore su faccia, mani e grembiulino avrebbero dovuto insospettirci, ma noi, eroiche, abbiamo fatto finta di non vedere, per non rovinare la sorpresa..
Il problema non è far finta di non sapere, fingere sorpresa, entusiasmo, appunto: il vero dramma è trovare un posto in casa dove esporlo... di solito, almeno fino alla Pasqua successiva...
Il timido tentativo di riporlo in un cassetto dopo un mese o due di esposizione provocava nell'autrice una tristezza, una delusione, alla quale non sono mai riuscita a resistere.. Inutile tentare di barare: "lo metto via, altrimenti si rovina", niente da fare... doveva rimanere esposto, e in bella mostra...
E siccome di figlie ne ho due e c'era il lavoretto per pasqua, per natale, festa della mamma, patrona della scuola, fine anno, carnevale.... l'accumulo era veramente notevole.
Notevole, ma dolcissimo, devo ammetterlo...
Che tenerezza! Che nostalgia!
Anch'io ho un cuore, che diamine!
qui
sabato 3 aprile 2010
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