giovedì 3 novembre 2011

Bottoni & Parenti

Parenti pochi, frequentazione scarsissima.
Eppure, con la zia Gemma e lo zio Emilio era tutta un'altra storia.
Erano gli zii della mamma, lei un donnone dall'aspetto tedesco, lui mingherlino, assomigliava a Fred Astaire.
Abitavano in un'altra città e la gita domenicale a casa loro era una festa.
Ottimo pranzo, passeggiata e, poi, la parte che preferivo...
Avevano un piccolo negozio di merceria, di quelli di una volta ... Merceria, ma anche profumeria, anche abbigliamento, qualche bijoux.
La casa era sopra al negozio, erano collegati da una scala molto stretta, che per me era una scala magica ...
Entrare nel negozio buio, chiuso, protetto dalla serranda abbassata. Sentire le voci dei passanti sul marciapiede e sapere che non potevano vederci.
E poi, il tesoro: la parete dei bottoni. Lo scaffale con le scatole di cartone, quelle con i bottoni attaccati fuori e gli scomparti interni.
La mia passione. Ne aprivo una alla volta, toccavo, annusavo, impilavo, contavo, riordinavo, rimettendo nello scomparto giusto i bottoni ribelli che avevano scavalcato il loro recinto.
La zia mi affidava proprio quel compito e io mi sentivo così utile, così operosa.
In cambio me ne regalava sempre qualcuno.
Che bello! Con un po' di sano cinismo infantile, speravo che quando gli zii si fossero stancati del negozio, si fossero ritirati dal commercio, tutto quel tesoro sarebbe passato nelle mie mani.
Non è stato così. La vita è spesso più dura di come si vorrebbe.
Chissà che fine hanno fatto quei bottoni.
Sono ritornata da quelle parti dopo tantissimi anni. Ho riconosciuto la casa e il negozio. Ora c'è un'agenzia immobiliare.
Quei tempi non torneranno più, ma la passione per i bottoni mi è rimasta.


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