Frecciarossa. Otto del mattino.
Sto andando a Milano per lavoro.
Mi guardo in giro, mi piace tanto farlo.
Qualche giorno fa ho visto per caso in tv quel "diversamentesimpatico" di Antonello Piroso che intervistava Pupi Avati.
Ha detto (Avati) delle cose che mi sono molto piaciute. Parlava delle persone e della banalità del volersi uniformare alla massa. Ognuno di noi ha una storia e quella storia lo rende unico.
Quando sono in treno, in autobus, non riesco a non pensare che ciascuna delle persone attorno a me avrebbe molto da raccontare e del piacere che io trarrei dall'ascoltare le loro storie.
Non è farsi gli affari degli altri, è voglia di condividere, di sentirsi vicini agli altri, per comprendere che troppo spesso si è vittime di pregiudizi che andrebbero evitati e superati.
Immagino un treno nel quale non si paga il biglietto e nel quale condizione per viaggiare è la disponibilità a raccontare qualcosa di sè o ad ascoltare la storia di un altro.
Si arriverebbe a destinazione arricchiti, più felici, magari con qualche nuovo amico...
Ieri, in treno, sul sedile di fronte al mio è seduta una signora sulla sessantina, vestita semplicemente, scarpe comode, occhiali sul naso. Sonnecchia, ma tiene in grembo un grosso libro, del quale non riesco a vedere la copertina.
Dopo un po' si sveglia e incomincia a leggere.
Ho un sussulto: sta leggendo uno dei miei libri preferiti, un inno all'amore, alla gioia, alla solarità, alla speranza .. Teresa Batista stanca di guerra di Amado.
Vorrei parlarle, ma mi trattengo. Maledette convenzioni...
Resisto, ma infilando il cappotto per scendere dal treno, le sorrido e le dico che sta leggendo uno dei libri che ho amato di più. Mi sorride anche lei e mi dice che anche a lei piace, che è il primo libro di Amado che legge, ma che sicuramente ne leggerà altri...
Le dico di farlo e la lascio quasi con dispiacere.
Sento che avremmo potuto essere amiche. Che avremmo potuto raccontarci tante cose ...