venerdì 29 ottobre 2010

Si fa presto a dire vintage

Un post della mia amica Antonietta di lovepotiondesign mi ha fatto ragionare sul fatto che tante di quelle cose che 20 anni fa mi sembravano (beata gioventù!) vecchie cianfrusaglie, ora sarebbero un prezioso .. vintage!
Gli orecchini a fiore in plastica o smalto che mia mamma indossava soprattutto al mare (era una donna sobria, durante l'anno, ma in vacanza si sbizzarriva!); quei sandali infradito gioiello, quei cappelli, quel cerchietto con piume indossato al matrimonio dello zio Tonino e che di nascosto provavo davanti allo specchio. Il beautycase rigido, i guanti di pelle morbidissima, la borsa da picnic...
Oggi sarebbero bellissimi, molto chic, ma, purtroppo, non ci sono più...
Tutto buttato, disperso, regalato. E il guaio è che questo brutto vizio di buttare via tutto, di fare spazio, di sentirsi oppressa dagli oggetti, io l'ho ereditato da mia mamma.
Che era ancora peggio di me e che, oltre alle cose sue, ha buttato via anche le cose della sua mamma e della sua nonna. Io ho completato l'opera: generazioni di cose perdute irrimediabilmente.
Ora me ne pento, ma solo un po'. In fin dei conti, anche se non stanno nei bauli o negli armadi di ricordi di mia mamma o di mia nonna ne conservo tanti... nel cuore.
Per fortuna, l'orrida abitudine sembra essersi interrotta, perchè ora c'è mia figlia piccola, che va regolarmente a rovistare tra le cose che io vorrei buttare e conserva, conserva, come una formichina...
Non ha certo preso da me, ma dal papà che, al contrario, non butta niente (neppure il rotolo finito della carta igienica, ma quello non credo sia attitudine al collezionismo ...). E poichè mio marito ha preso da suo padre, che a sua volta aveva preso dal nonno, la mia soffitta è ugualmente piena di scatoloni che, invece che contenere pizzi, trine e bijoux, sono stracolmi di giornalini, figurine, macchinine, modellini di aerei, trenini vecchissimi, gemelli e orologi da tasca..
"Tutte cose da maschio" dicono le mie figlie con disgusto e continuano ad interrogarmi sulla possibilità che, in fondo a quegli scatoloni che mio marito ha portato in dote, sia nascosto qualche oggetto femminile, qualche tesore che le possa interessare ...
Quasi quasi, compero qualcosa al mercatino e glielo spaccio per un ricordo di famiglia, per oggetto appartenuto alla bisnonna ...
Così le faccio contente.
E prometto, la smetto di buttare via tutto ...
Altrimenti l'unica cosa "vintage" in casa rimango io!

mercoledì 27 ottobre 2010

Halloween spirit



Idea buffa, certamente ... originale.
Macabra quel che basta e serve.
Da ricopiare, ad Halloween e non solo.

Per chi fosse interessata: qui il tutorial

P.S. - Post pubblicato per far vedere che sono al passo con i tempi, moderna, aperta alle tradizioni altrui ... In realtà, se proprio devo dirla tutta, a me sta' smania di festeggiare Halloween mi dà un po' sui nervi.

domenica 24 ottobre 2010

All'assaltooooo!

Sono reduce (e mai termine fu più appropriato!) dalla Fiera di Vicenza.
Seguo Abilmente dall'inizio, non sono mai mancata.
Vorrei dire che preferivo le prime edizioni, quell'aria meno commerciale che si respirava quando lo spazio era un quarto di quello occupato ora, quando c'erano meno espositori, quando si aveva la sensazione di condividere qualcosa di snobbato, ma nel quale chi c'era credeva molto ...
Non rimpiango mai il passato, il tempo che fu, non sono tipo da "si stava meglio quando si stava peggio!..". Per carità, si sta molto meglio .. quando si sta meglio, però ora mi sembra tutto molto più commerciale, asettico, costoso, meno bello.
Ora (salvo qualche bellissima eccezione) ci si avvicina agli stands e quasi nessuno ti si fila.
Ai miei tempi, invece, si facevano certe chiacchierate, c'era la voglia in chi vendeva, di condividere un prodotto nuovo, una tecnica, esperienze e anche solo un sorriso... Ora l'assortimento è infinito, si trova di tutto, ma secondo me qualcosa si è perso..
Vabbè, a fare questi discorsi mi sembra di essere mia nonna ...
C'è una cosa, però, che non cambia mai ed, anzi, trovo ogni anno magnificamente amplificata: l'entusiasmo di chi va.
Io vado sempre in treno, è un viaggio di pochi minuti. Però prendo il treno che arriva alle 9, in tempo per l'apertura delle 9 e 30.
Già in stazione ci si riconosce subito: qualunque sia l'età, si respira l'entusiasmo da gita scolastica (è solo un particolare di secondaria importanza che chi sta andando a Vicenza, possa essere riconosciuta anche dal trolley, carrello, borse varie ancora flosce che si porta dietro. Oppure dagli accessori handmade che sfoggia).
Si ride, si scherza e il breve viaggio trascorre in allegria.
Ma poi, si arriva alla stazione e lì gli scherzi finiscono subito...
E' quando il gioco si fa duro, che i duri (le dure) incominciano a giocare.
L'autobus navetta per la Fiera è lì, a pochi passi e in pochi secondi ci si gioca tutto.
Il successivo partirà dopo mezz'ora e se si perde il primo, si perde automaticamente mezz'ora di fiera.
Non si può assolutamente fare... E allora, ogni volta, c'è la corsa, con le veterane che avanzano sicure, con l'aria di chi la sa lunga, e le neofite, che ancora vagano sul piazzale in cerca di conferme ...
L'autista guarda la scena con preoccupazione: mi immagino cosa diranno tra colleghi, di queste masse che riempiono l'autobus fino all'inverosimile.
Stipate come sardine, finalmente si parte verso l'avventura.
Stipate ma felici.
E poi la coda alla biglietteria, l'attesa per entrare, con i tornelli che rallentano tutto (deve averli pensati sicuramente un uomo!).
Tutto bello!
I ritorni sono tutt'altra cosa, quasi triste.
Però, a marzo si riparte e prenderò ancora, sicuramente, il primo treno.

venerdì 22 ottobre 2010

Leggere e scrivere



Avere dei libri senza leggerli è come avere dei frutti dipinti.
(Diogene)

Un buon libro è un compagno che ci fa passare dei momenti felici.
(G. Leopardi)

Scrivere è viaggiare senza la seccatura dei bagagli.
(Emilio Salgari)

sabato 16 ottobre 2010

Ancora Svezia

Sì, ancora.
Perchè quando io mi fisso con una cosa, non è mica facile che la abbandoni, che passi ad altro.
Ora sono in pieno periodo nordico: colori neutri o molto vivaci, materiali semplici, spazi aperti, neve, ghiaccio ...
Chi più ne ha, più ne metta.
Però, in effetti queste foto, questo stile, sono bellissimi.
Come resistere?
Perchè resistere?





Da scoprire QUI

sabato 9 ottobre 2010

Megalomania

In famiglia non vi rispettano, in ufficio i dipendenti non manifestano il giusto timore reverenziale, dovete invitare la suocera a pranzo, discutere un affare importante? Vi sentite insicure?
Ecco la soluzione a tutti i vostri problemi.
Il tavolo giusto per chi vuole stabilire le gerarchie, per chi vuol far capire, senza tanti giri di parole, chi comanda, per accrescere l'autostima.
Magari una soluzione non molto democratica, ma di sicuro effetto.



Questo e molti altri oggetti originali su Gumdesign

martedì 5 ottobre 2010

Dire o non dire?



Ho un dilemma! Far prevalere la verità, fargli conoscere fin da ora il triste destino che le attende, o tacere?
Vuotare il sacco (della mia esperienza) o aspettare che siano loro a scoprire tutto?
Di cosa parlo? Parlo di uomini o meglio, come li definiscono loro, dei maschi.
Come ho già detto, ho due figlie femmine e stanno entrando in quell'età in cui i maschi smettono di essere considerati semplicemente dei tipi un po' puzzolenti che occupano qualche banco in classe, e incominciano ad essere guardati con occhi un po' diversi.
Ecco, quello è il momento in cui, abbandonato quel mondo felice fatto di mamma, di vestitini rosa, di ricevimenti a casa Barbie (dove l'unico maschio ammesso è l'innocuo Ken) le figlie entrano in contatto con loro, con i maschi. E con tutte le complicazioni che questo comporta.
Non che i maschi siano complicati ... Non lo sono assolutamente: fanno poche cose, tipo correre dietro ad una palla, rotonda od ovale che sia, bere birra e fare rutti, impennare il motorino, sparare cazzate e ridere per due ore ...
Non sono cattivi: sono una specie quasi primordiale, che gira in branco, che si esprime con incomprensibili grugniti ...
Diciamolo: noi, mamme di figlie femmine, siano generalmente felici di avere figlie femmine, ne apprezziamo l'intelligenza, la capacità di esprimersi e di provare sentimenti, la sensibilità e, sotto, sotto proviamo un po' di compassione per le mamme di figli maschi: poco dialogo, divise da calcio da lavare, incomprensioni...
Ma poi, un giorno, tutto cambia.
Tua figlia, quel fiorellino spensierato, dolce, solare, brava a scuola, si innamora.
E da quel momento non si vive più.
L'oggetto del suo amore è, generalmente, un disastro, uno che solo qualche mese prima non avrebbe neppure degnato di uno sguardo ... Ma, ora, è innamorata e con l'amore, arrivano le lecrime, la sofferenza ...
E' inevitabile, è la genetica, è il diffente cromosoma: per quanto piccola sia, una ragazza pensa, soffre, analizza, sviscera, si fa domande, si dà risposte, prova sentimenti forti, si mette in discussione, propone, si evolve ...
Il maschio, no. Il maschio non fa e non vuole fare nulla di tutto questo.
Non è per cattiveria, queste complicazioni non fanno per lui. A maggior ragione nel momento in cui, avendo trovato una ragazza, ha risolto uno dei suoi principali problemi, quello di trovare una ragazza, appunto.
Cosa può chiedere di più? Quello gli basta, considera tutto il resto delle complicazioni inutili ...
E allora, di fronte a tanta indifferenza, la ragazza, vostra figlia, il vostro tesoruccio non si sente compresa, soffre, piange, si dispera...
E voi soffrite con lei.
E qui nasce il dilemma: dirle tutto, svelarle che quel ragazzo non è diverso dagli altri che incontrerà sulla sua strada, o tacere? Farle capire che pensare di cambiare un ragazzo è una follia, o assecondare i suoi sfoghi? Dirle di scappare finchè è in tempo o mentirle dicendole che tutto si sistemerà?
Che problemi, che dilemmi...
Beate le mamme di figli maschi, per loro è tutto sicuramente meno complicato!

sabato 2 ottobre 2010

Parole sante



“Metto per iscritto tutto quello che voglio ricordare. Così, invece di sprecare tanto tempo a cercare di ricordare che cosa ho scritto, spreco lo stesso tempo a cercare il foglio dove l’ho scritto”.

Mi sono appuntata (su un foglio, naturalmente) questa frase.
Non so dove l'ho trovata, non so di chi sia.
Però è perfetta. Come se l'avessi scritta io.